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Con l’arrivo di giugno, molti giovani si trovano di fronte a un momento cruciale della loro vita: gli esami di fine anno. Che si tratti della terza media o della maturità, la pressione aumenta e l’ansia può farsi sentire con tutta la sua forza. Non è solo la prova in sé a spaventare, ma ciò che essa rappresenta: il giudizio, le aspettative, i cambiamenti futuri. In questi frangenti, il supporto di famiglia e insegnanti diventa fondamentale.
Un po’ di ansia è normale
Silvia Poletti, pedagogista e autrice del libro Educare senza paura, sottolinea che un po’ di ansia è in realtà utile: aiuta a focalizzarsi e a mantenere alta l’attenzione. Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva, può trasformarsi in un blocco. Ecco perché è cruciale riconoscerne i segnali: insonnia, nausea, scoppi di rabbia sono solo alcuni dei sintomi che possono manifestarsi. In questi casi, le frasi di conforto come ‘non preoccuparti, andrà tutto bene’ possono risultare inefficaci. È essenziale fornire strumenti pratici per gestire queste emozioni.
Prepararsi per ridurre l’ansia
Molti ragazzi, infatti, non sono abituati a organizzarsi e a pianificare il proprio studio. La preparazione diventa così la prima forma di prevenzione contro l’ansia. Se ci si sente pronti, l’ansia può essere affrontata in modo più sereno. È come allenare un muscolo: richiede tempo e pratica. La sinergia tra scuola e famiglia è fondamentale per aiutare i giovani a riconoscere i loro tempi, spezzettare il carico di lavoro e trovare l’equilibrio necessario.
Il ruolo dei genitori
I genitori hanno un compito delicato: devono imparare a fare un passo indietro. I ragazzi, già sovraccarichi di pensieri e preoccupazioni, necessitano di supporto emotivo più che di pressioni ulteriori. Piccole attenzioni, come preparare una bevanda calda o inviare un messaggio di incoraggiamento, possono fare la differenza. Questi gesti silenziosi comunicano: ‘io ci sono’ senza invadere il loro spazio.
Stimolare la riflessione
È altrettanto importante che i genitori incoraggino i ragazzi a riflettere su se stessi. Non con giudizi, ma con domande che stimolino l’autovalutazione. Questo processo sviluppa l’autostima e facilita l’affrontare giudizi esterni. A scuola, invece di dire ‘non ti preoccupare’, si dovrebbe creare uno spazio in cui le paure possano essere espresse e condivise.
Un esercizio di consapevolezza
Un esercizio utile può essere quello di rovesciare il punto di vista: invece di chiedere ‘Cosa farai per superare l’esame?’, si potrebbe chiedere ‘Quali sono tre cose che potresti fare per farti bocciare?’. Questo approccio provoca una riflessione profonda sui comportamenti disfunzionali e sulla necessità di scelte più consapevoli. Dopo tali discussioni, è importante prevedere momenti di svago e relax, come una passeggiata o un gioco, per alleviare la tensione.
Responsabilizzare senza colpevolizzare
La chiave è responsabilizzare i ragazzi senza farli sentire in colpa. Frasi come ‘Cosa potresti fare per sentirti pronto?’ sono più utili rispetto a quelle che evidenziano i rischi. Questo approccio aiuta i ragazzi a prendere in mano la propria preparazione e a diventare protagonisti del loro percorso. È essenziale che famiglia e scuola collaborino per un’educazione coerente, coinvolgendo i ragazzi in ogni fase del processo.
Accogliere l’ansia come parte del percorso
Infine, è fondamentale normalizzare l’ansia. Ammettere che un po’ di ansia è normale è molto più utile che negare il problema. Gli adulti devono fungere da contenitori sicuri, capaci di accogliere anche le paure più irrazionali, per aiutare i ragazzi a crescere. Questo vale per i docenti, i genitori e chiunque si occupi della formazione dei giovani.
Gli esami come opportunità di crescita
In conclusione, gli esami non sono solo una prova accademica, ma un’opportunità di crescita, di autonomia e di confronto con se stessi. In quest’ottica, più che la performance, conta la consapevolezza. Come adulti, abbiamo il dovere di accompagnare i ragazzi in questo percorso. Non per togliere loro il peso, ma per aiutarli a portarlo. E come dice Poletti: ‘Aiutaci ad aiutarti’. È da qui che inizia il viaggio verso una gestione consapevole delle proprie emozioni e sfide.