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Hai mai pensato a quanto possa essere paradossale scrivere codice senza nemmeno sapere cosa sia il codice? Eppure, con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, questo sta diventando una realtà. Il vibe coding sta guadagnando sempre più attenzione: è una nuova tendenza che promette di semplificare il lavoro di programmazione, ma porta con sé anche una serie di rischi, specialmente per chi non ha familiarità con le basi del coding.
Cosa significa davvero vibe coding?
Il termine “vibe coding” fa riferimento all’idea di scrivere codice affidandosi completamente a strumenti di intelligenza artificiale, come ChatGPT. Questi strumenti possono generare automaticamente porzioni di codice in base a richieste semplici, permettendo anche a chi non ha competenze tecniche di creare applicazioni e siti web. Personalmente, ho vissuto questa esperienza quando ho dovuto realizzare una landing page per la mia Academy dedicata alla data analytics. Non avendo conoscenze di HTML e CSS, mi sono rivolto a ChatGPT per generare il codice. Inizialmente, sembrava tutto perfetto, ma il sito è andato in crash a causa di un errore che non sapevo come gestire. È stata un’esperienza di panico totale!
I vantaggi e i rischi del vibe coding
Il vibe coding si presenta come un’arma a doppio taglio. Da un lato, offre una straordinaria opportunità per democratizzare l’accesso alle competenze tecniche. Chiunque può provare a creare codice anche senza una formazione specifica. Dall’altro lato, c’è il rischio di una dipendenza eccessiva dall’output dell’AI. Questo è particolarmente preoccupante per chi è alle prime armi e non ha le competenze per riconoscere errori o inefficienze nel codice generato. Come molti sanno, un codice non valido può portare a risultati disastrosi.
L’importanza della consapevolezza
Utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare query SQL o formule DAX può essere estremamente utile, specialmente nei casi più complessi. Tuttavia, è fondamentale mantenere una certa consapevolezza durante l’intero processo. Non basta chiedere all’AI di generare codice; è necessario leggere, correggere e validare ciò che ci viene proposto. In questo modo, non solo si evitano errori, ma si affinano anche le proprie competenze nel coding.
Il futuro del vibe coding
Il vibe coding sta già infiltrandosi nel mondo della data analytics, un settore che richiede sempre più competenze analitiche. Ma attenzione: analizzare i dati non significa solo scrivere query. È fondamentale sapere cosa si vuole misurare, comprendere i risultati e trarre conclusioni significative. Se l’AI commette un errore e noi non siamo in grado di accorgersene, il danno potrebbe essere considerevole.
Riflessioni etiche
Come ho discusso in passato con Mauro Bennici, l’etica dell’AI è un tema cruciale. Stiamo assistendo a una crescente tendenza a delegare le competenze tecniche all’AI, il che può portare a una diminuzione della qualità delle competenze individuali. È essenziale non solo conoscere gli strumenti, ma anche capire quando e come utilizzarli, mantenendo un ruolo attivo nel processo di apprendimento e sviluppo.
Conclusione: cosa ci riserva il futuro?
In conclusione, il vibe coding è un fenomeno che offre opportunità straordinarie, ma anche sfide significative. È un invito a riflettere su come integrare l’AI nel nostro lavoro quotidiano senza perdere di vista l’importanza delle competenze umane. Solo così possiamo assicurarci che l’AI rimanga uno strumento al servizio dell’umanità, e non il contrario.